Parco della Giustizia di Bari: la partita resta aperta

BARI – La partita per il Parco della Giustizia di Bari è ancora aperta. Nonostante il recente pronunciamento del Consiglio di Stato, che ha respinto la richiesta di sospensione del bando avanzata dal Consorzio Stabile Impero di Roma, il destino dell’appalto sarà deciso il prossimo 17 dicembre in camera di consiglio.

Il consorzio romano, assistito dall’avvocato Federico Tedeschini, ha contestato i tempi troppo ristretti per la presentazione delle domande di partecipazione alla gara. La procedura, indetta dall’Agenzia del Demanio per l’affidamento congiunto della progettazione esecutiva e dei lavori, ha un valore di circa 400 milioni di euro, stanziati quasi interamente dal Ministero della Giustizia. L’opera prevede la realizzazione della nuova sede degli uffici giudiziari baresi nelle ex caserme dismesse Milano e Capozzi, nel quartiere Carrassi.

Il bando, pubblicato il 16 settembre, prevedeva inizialmente una scadenza fissata per il 16 ottobre, poi prorogata al 4 novembre. In seguito al primo ricorso del Consorzio Stabile Impero, il Tar Puglia aveva fissato un’udienza il 20 novembre, ma la scadenza per partecipare alla gara è stata ulteriormente prorogata al 26 novembre.

Il Consiglio di Stato, con decreto firmato dal presidente della quinta sezione, Paolo Giovanni Nicolò Lotti, ha ritenuto non sussistenti i presupposti per accogliere l’istanza cautelare. «La deadline indicata in appello – si legge nel decreto – è già spirata», il che ha reso inutile la sospensione d’urgenza del bando. Tuttavia, la decisione definitiva sulla controversia verrà presa dopo la discussione in camera di consiglio del 17 dicembre.

Il cuore del contenzioso riguarda la presunta ristrettezza dei tempi previsti per la presentazione delle offerte. Secondo il Consorzio Stabile Impero, le proroghe non sarebbero state sufficienti a garantire la partecipazione competitiva delle imprese. L’Agenzia del Demanio, dal canto suo, ha difeso la legittimità della procedura, evidenziando il rispetto delle tempistiche previste dalla normativa vigente.

L’esito della decisione del 17 dicembre sarà cruciale per il futuro del Parco della Giustizia di Bari, un’infrastruttura strategica per il sistema giudiziario del Mezzogiorno. Se i giudici dovessero accogliere il ricorso del Consorzio romano, la gara potrebbe subire ulteriori rallentamenti, con il rischio di allungare i tempi di realizzazione di un’opera ritenuta essenziale per la giustizia barese.


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Giornata internazionale contro la corruzione: Nordio partecipa all’evento organizzato dal Ministero degli Affari Esteri

Roma, 9 dicembre 2024 – Il Ministro della Giustizia, Carlo Nordio, partecipa questa mattina in videocollegamento all’evento dal titolo “L’impegno della politica estera italiana nel contrasto alla corruzione e al crimine organizzato transnazionale”.

L’incontro, organizzato dal Ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, in collaborazione con il Ministero della Giustizia e il Ministero dell’Interno, nell’ambito della Giornata internazionale contro la corruzione, si tiene presso il Palazzo della Farnesina – Sala delle conferenze internazionali.

Alla sessione politica di apertura (ore 9:00), partecipano il Guardasigilli, il Ministro degli Affari esteri e Vice Presidente del Consiglio dei Ministri, Antonio Tajani, il Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, e il Segretario generale dell’Ocse, Mathias Cormann. Sono inoltre presenti i vertici del Dipartimento della Pubblica sicurezza – Polizia di Stato, dell’Arma dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.

A seguire, tre panel dedicati al “Modello italiano di contrasto alla corruzione connessa al crimine organizzato” e al “Modello di integrità delle imprese italiane all’estero”. Le conclusioni sono affidate al Direttore generale per la mondializzazione e le questioni globali del Ministero degli Affari Esteri, Nicoletta Bombardieri.

L’incontro viene trasmesso in streaming:

https://www.youtube.com/live/8TEjxFbwLWQ


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Governo, +847mila occupati in due anni: merito alle imprese e agli effetti post pandemia

Aumentano i posti di lavoro stabili e calano i contratti precari

Nei primi due anni di governo Meloni, l’Italia registra un aumento dell’occupazione pari a 847mila unità (+3,6%), secondo i dati diffusi dall’Ufficio Studi della CGIA. Di questi, 672mila sono lavoratori dipendenti e 175mila autonomi. L’aspetto più rilevante è il boom di contratti stabili: i posti fissi sono aumentati di 937mila unità, mentre i lavoratori con contratto a termine sono diminuiti di 266mila. Questa dinamica ha fatto scendere l’incidenza dei “precari” al 14,4% sul totale dei dipendenti, due punti percentuali in meno rispetto a ottobre 2022.

Parallelamente, i disoccupati sono diminuiti di 496mila unità, attestandosi a 1.473.000 persone, e gli inattivi sono calati a 12.538.000 (-198mila).

Le donne protagoniste della crescita occupazionale

Quasi la metà dei nuovi posti di lavoro è stata conquistata dalle donne: su 847mila nuovi occupati, 420mila sono lavoratrici (+49,6%), mentre gli uomini rappresentano il 50,4% (427mila). La disoccupazione femminile è diminuita di 274mila unità, un calo superiore a quello registrato dagli uomini (-223mila). Complessivamente, le donne occupate in Italia hanno raggiunto la cifra record di 10.253.000.

Tassi di occupazione e disoccupazione in miglioramento

Oltre alle variazioni assolute, anche i tassi di occupazione e disoccupazione segnano progressi. Nella fascia d’età 15-64 anni, il tasso di occupazione è salito al 62,5% (+1,9%), mentre il tasso di disoccupazione è sceso al 5,8% (-2 punti). Significativa anche la riduzione del tasso di disoccupazione giovanile (15-24 anni), che si attesta al 17,7% (-5 punti).

Il tasso di occupazione femminile, storicamente il più basso d’Europa, ha raggiunto il 53,6% (+2%), mentre il tasso di disoccupazione femminile è sceso al 6,3% (-2,7%).

Gli over 50 trainano il mercato del lavoro

Il contributo più significativo alla crescita occupazionale proviene dalla fascia degli over 50, che rappresentano l’83,8% del totale dei nuovi occupati. Dei 847mila posti creati, ben 710mila sono stati assegnati a lavoratori di questa fascia d’età.

Le ragioni sono molteplici: il progressivo invecchiamento della popolazione attiva, l’allungamento dell’età pensionabile e il crescente interesse delle aziende verso profili con esperienza e affidabilità. Questo ha portato anche a una riduzione dei disoccupati e inattivi tra gli over 50: 136mila disoccupati in meno (-28,6%).

Il Sud traina la crescita dell’occupazione

Un dato sorprendente riguarda la distribuzione geografica della crescita occupazionale: il Mezzogiorno è la macro-area con il maggiore incremento. Tra il 2022 e il 2024, il Sud ha registrato un aumento di quasi 350mila posti di lavoro, grazie agli investimenti del PNRR, al rilancio delle costruzioni e al rafforzamento delle esportazioni.

A livello regionale, la Sicilia è in testa con 133.600 nuovi posti di lavoro (+10%), seguita da Lombardia (+125.700), Campania (+89.900), Lazio (+76.500) e Piemonte (+71.600). La riduzione della disoccupazione è più marcata in Sicilia (-36.800), Puglia (-35.600) e Lombardia (-34.600).

Cassa Integrazione: segnali di allerta per l’economia

Se da un lato il mercato del lavoro mostra segnali positivi, dall’altro preoccupano i dati sulla Cassa Integrazione (CIG), che ha visto una crescita significativa nel 2024. Dopo il picco di gennaio (48 milioni di ore autorizzate), le richieste si sono mantenute elevate per tutto l’anno, con un’impennata a settembre (43,6 milioni di ore). A preoccupare maggiormente è il dato geografico: Nordovest e Nordest registrano i volumi più elevati, con picchi di 17 milioni di ore al Nordest contro i 7 milioni del Mezzogiorno.

Segnali positivi, ma restano le incognite

I risultati occupazionali ottenuti nei primi due anni del governo Meloni sono indiscutibilmente positivi. Tuttavia, gli analisti mettono in guardia: il merito non va attribuito esclusivamente alla politica, ma anche agli sforzi delle imprese e agli effetti post-pandemia.

Preoccupa il rallentamento della produttività, soprattutto nel settore dei servizi e del terziario, dove gli aumenti occupazionali non hanno corrisposto a un miglioramento degli stipendi. Con salari medi al di sotto della media europea, il rischio è che la crescita del lavoro si traduca in precarietà economica.

Inoltre, il forte aumento della Cassa Integrazione, unito alla crisi della produzione industriale e all’instabilità geopolitica, rischia di compromettere i progressi fatti. Per evitare una nuova crisi, gli esperti sottolineano la necessità di utilizzare con efficacia i fondi del PNRR, con 130 miliardi di euro ancora disponibili da qui al 2026.

L’auspicio è che la spinta del Sud e il consolidamento dei contratti a tempo indeterminato possano essere il preludio di un rilancio più stabile e duraturo per l’intero mercato del lavoro italiano.


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Fisco, maestri di sci: Iva agevolata e fattura solo su richiesta del cliente

Lezioni di sci con agevolazioni fiscali: Iva al 5% e fattura solo su richiesta

Il fisco strizza l’occhio ai maestri di sci. Grazie a un recente decreto del Ministero dell’Economia e delle Finanze (Mef), per le lezioni di sci e di altre discipline sportive invernali sarà applicata l’Iva agevolata al 5%. Inoltre, la fattura dovrà essere emessa solo se il cliente la richiede. La misura, che mira a semplificare gli adempimenti fiscali del settore, è stata pubblicata nella Gazzetta Ufficiale del 4 dicembre 2024 e ha immediatamente riacceso il dibattito sulle categorie di beni e servizi meritevoli di agevolazioni fiscali.

Cosa prevede il decreto Mef

Il provvedimento, datato 22 novembre 2024, si applica alle prestazioni legate agli sport invernali riconosciuti dalle Federazioni di settore e dal Comitato Olimpico Nazionale Italiano (Coni). Rientrano tra i beneficiari maestri di sci, snowboard e slittino, purché iscritti negli albi regionali o nazionali.

L’agevolazione fiscale prevede due novità di rilievo:

  1. Iva al 5%: le lezioni di sport invernali saranno soggette a un’imposta ridotta, analogamente a quanto stabilito dall’articolo 5, comma 1, del Decreto Omnibus (Dl n. 113/2024).
  2. Fattura solo su richiesta: la fattura non è più obbligatoria, salvo espressa richiesta del cliente, a patto che la prestazione non rientri tra quelle esenti. Questa disposizione si inserisce nel solco dell’articolo 22, comma 1, del Dpr n. 633/1972, che prevede deroghe simili per alcune categorie di contribuenti.

Un trattamento di favore che fa discutere

L’introduzione di questo regime agevolato ha sollevato alcune perplessità. Da un lato, si sottolinea la necessità di sostenere un settore che opera in un contesto stagionale e con costi elevati. Dall’altro, non mancano le critiche per la disparità di trattamento con altre categorie di prodotti e servizi, ritenuti altrettanto essenziali.

Un esempio simbolico è quello degli assorbenti e dei tamponi per l’igiene femminile, esclusi dall’Iva agevolata al 5% dopo essere stati inseriti per breve tempo tra i prodotti meritevoli di attenzione fiscale. Stessa sorte è toccata a latte per neonati e pannolini, la cui esclusione ha scatenato un acceso dibattito.

Chi può beneficiare dell’Iva agevolata?

Il caso dei maestri di sci si inserisce in una più ampia tendenza di “privilegi fiscali” che tocca diversi settori. La lista dei beni e servizi che possono accedere all’Iva ridotta o esentata è lunga e variegata. Tra i beneficiari figurano:

  • Prodotti agricoli: basilico, rosmarino, salvia e origano (se destinati all’alimentazione).
  • Prestazioni di trasporto urbano: i servizi di trasporto pubblico locale godono di aliquote ridotte.
  • Beni sanitari: ventilatori polmonari, mascherine Ffp2 e Ffp3, dispositivi medici essenziali.
  • Alcune prelibatezze culinarie: i tartufi freschi o refrigerati, considerati beni “di lusso”, ma comunque agevolati dal Fisco.
  • Cavalli vivi: purché destinati a scopi non alimentari.

Le richieste inascoltate

Se i maestri di sci possono ritenersi fortunati, altre categorie continuano a rivendicare l’accesso a un trattamento analogo. In questo senso, i produttori di ostriche, duramente colpiti dall’invasione del granchio blu, hanno chiesto la riduzione dell’Iva dal 22% al 10%. Anche i promotori di alimenti sostenibili, come il latte vegetale, hanno presentato una proposta bipartisan per ottenere l’Iva al 5% su queste bevande, ma senza successo.

In Spagna, invece, il governo ha scelto una linea più incisiva, introducendo l’Iva zero su alcuni prodotti di largo consumo, come l’olio extravergine d’oliva.

Una strategia per semplificare o un privilegio di troppo?

Il decreto Mef potrebbe essere letto come una misura di semplificazione fiscale, utile per un settore che opera in condizioni particolari e con un forte impatto stagionale. Tuttavia, il confronto con altre categorie evidenzia una gestione delle aliquote Iva non sempre coerente con le priorità sociali.

Il tema delle agevolazioni fiscali resta quindi caldo e non mancheranno, nei prossimi mesi, ulteriori proposte di modifica. Dopotutto, il “catalogo dei privilegi Iva” viene riscritto a ogni legge di bilancio. E, tra proteste e proposte, il dibattito su quali beni e servizi meritino davvero un’Iva ridotta è destinato a proseguire.


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I licenziamenti riguardano 97 lavoratori distribuiti in quattro sedi: 1 unità a Melfi, 28 a Piedimonte San Germano, 54 a Pomigliano d’Arco e 14 a Mirafiori. Per questi ultimi, il termine del contratto è fissato al 31 marzo 2025, data in cui cesserà la collaborazione con Stellantis.


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L’Italia di oggi: paura per gli stili di vita dei migranti, aumento della spesa sanitaria privata e crisi delle competenze professionali

L’Italia del 2024 è un paese in movimento, tra paure, tensioni sociali e trasformazioni economiche. Il 58º Rapporto Censis, presentato oggi, dipinge un quadro di una società turbata, divisa e in profondo cambiamento, con la politica nazionale sempre più influenzata dagli eventi globali.

Paura e identità: i migranti al centro delle preoccupazioni

Le migrazioni emergono come uno dei temi centrali. Il 57,4% degli italiani dichiara di sentirsi minacciato da stili di vita importati dai migranti, come la separazione tra uomini e donne negli spazi pubblici o l’uso del velo integrale. La questione identitaria, sottolinea il Censis, sta sostituendo le tradizionali dinamiche di classe, polarizzando il dibattito socio-politico.

Nonostante le tensioni, il rapporto evidenzia che l’Italia guida l’Europa per numero di cittadinanze concesse: nel 2023 sono stati 213.567 i nuovi italiani, confermando il paese come leader nell’integrazione.

Istruzione: “fabbrica degli ignoranti”

La scuola italiana non riesce a garantire solide conoscenze di base: quasi il 44% degli studenti delle superiori non raggiunge livelli adeguati in italiano, percentuale che sale all’80% negli istituti professionali. Questo deficit culturale rende i cittadini più vulnerabili e disorientati, osserva il rapporto.

Divario tra città e campagna: servizi sempre più lontani

Il rapporto evidenzia un crescente “divorzio” tra città e aree rurali. Nei piccoli comuni fino a 2.000 abitanti, il 19,8% delle famiglie segnala difficoltà a raggiungere una farmacia e il 68,6% ha problemi di accesso a un pronto soccorso.

Più spesa sanitaria privata, meno risparmi

Tra il 2013 e il 2023, la spesa sanitaria privata è aumentata del 23%, superando i 44 miliardi di euro annui. Parallelamente, il 54,6% delle famiglie italiane segnala un calo dei risparmi, mentre i consumi sono in crescita per il 45,7% dei nuclei.

Crisi delle competenze: mancano idraulici, elettricisti e personale sanitario

La carenza di figure professionali si fa sempre più acuta: il 45,1% delle assunzioni previste nel 2023 è stato difficile da coprire, soprattutto per la scarsità di candidati. I settori più colpiti includono artigianato, ristorazione, edilizia e sanità, con infermieri, farmacisti e medici particolarmente richiesti.

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Roma, 5 dicembre 2024 – Sono 79 le persone detenute che a oggi si sono tolte la vita all’interno degli istituti penitenziari dal 1° gennaio 2024. Il dato – riporta una nota del Dipartimento dell’Amministrazione Penitenziaria – si riferisce al numero dei casi per i quali le evidenze dei fatti hanno escluso la necessità di ulteriori accertamenti da parte dell’Autorità Giudiziaria. Nel 2022 il numero più alto di suicidi: 84.

Per mera informazione statistica si riporta inoltre che alla data odierna risultano 116 i decessi di detenuti per cause naturali e 22 quelli per cause da accertare.

I dati sono raccolti ed elaborati dal 2004 dalla Sala Situazioni, istituita nel 2002 presso il DAP proprio allo scopo di ricevere le segnalazioni degli eventi critici provenienti da tutti gli istituti penitenziari. Con l’avvento della tecnologia, tali dati confluiscono direttamente in un applicativo informatico, denominato “Eventi critici”, al quale ha accesso per la consultazione in tempo reale anche il Garante nazionale dei diritti delle persone private della libertà personale.

Pur nella consapevolezza che ogni singolo evento critico e, a maggior ragione, ogni notizia di decesso di un detenuto riveli la drammaticità di una dolorosa vicenda umana che sconvolge non solo i familiari della persona e gli altri detenuti, ma anche tutto il personale che con diverse competenze opera ogni giorno e con grande professionalità negli istituti penitenziari, si avverte la necessità di fare chiarezza sui dati ufficiali del Dipartimento a fronte di numeri diversi che quotidianamente vengono forniti da enti o associazioni di volontariato nel loro pur apprezzato impegno offerto nel sistema penitenziario.


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“La riforma della giustizia civile è per me, dal primo giorno, la più importante di tutte. Primum edere, deinde filosofari: l’economia del Paese si regge sull’efficienza della giustizia e sulla certezza del diritto”.

Così il guardasigilli Carlo Nordio, nel suo intervento alla presentazione della relazione finale della Cabina di regia per l’elaborazione di un piano strategico per l’efficienza della giustizia civile, nella sala Livatino di via Arenula.

La Cabina è composta da magistrati, docenti universitari, avvocati del settore civile, esperti in informatica giuridica e funzionari ministeriali ed è coordinata da Maria Rosaria Covelli, presidente della Corte d’Appello di Napoli e già a capo dell’Ispettorato generale del Ministero.

Insediata nell’aprile del 2024 e istituita dal guardasigilli Carlo Nordio con decreto del 18 marzo 2024, ha come obiettivo la formulazione di proposte di modifica normativa, ma anche di best practices per gli uffici giudiziari, per ridurre l’arretrato e l’eccessiva durata dei procedimenti.

“La giustizia civile ci tocca tutti, prima o poi – ha aggiunto Nordio -. Un’obbligazione non adempiuta, un contratto non onorato, un testamento contestato, e poi i divorzi e le cause di lavoro. Tocca me compreso, in una solita lite condominiale che – per chi è coinvolto – conta molto di più della separazione delle carriere”, ha ironizzato Nordio.

Proprio perché tocca tutti, la giustizia civile va modernizzata, ha detto il Ministro. “C’è un forte elemento conservatore, di cui si è poco consapevoli, si cerca di seguire le tracce del passato secondo lo slogan ‘si è sempre fatto così‘. Invece il mondo va ormai a una velocità esponenziale”.

L’approccio della Cabina di regia nella formulazione delle proposte è stato multidisciplinare e in stretto dialogo con gli uffici giudiziari, per far emergere le pratiche virtuose. Tra i vari settori oggetto dell’attenzione del gruppo di esperti vi è stata la digitalizzazione. Diverse le misure proposte: dalla maggiore interoperabilità tra enti e sistemi, all’ampliamento dell’ambito di operatività del “Tribunale online”, all’impiego dell’IA come valido aiuto per l’attività giurisdizionale.

La Cabina di regia si è anche concentrata sul diritto sostanziale, nella direzione di diminuire il contenzioso. Tra le proposte, la riduzione di alcuni termini in materia di eredità e la possibile modifica dei termini prescrizionali nel senso di renderli più omogenei.

La Cabina di regia si inserisce nel solco del raggiungimento degli obiettivi Pnrr. In attesa dei dati relativi all’anno in corso, si stima che nel secondo semestre 2024 ci sia stata una diminuzione dell’1,5% dei procedimenti civili pendenti rispetto al 2023, oltre 18mila in meno. Per il 2023 la riduzione rispetto al 2019 – anno base di riferimento del Pnrr – era pari a un -17,4% nel settore civile.


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Roma, 5 dicembre 2024 – “Caivano è e resterà, nel sentiment e nell’azione di governo, il simbolo della rinascita sociale e civile del Paese”. Dopo l’avvio degli sgomberi degli alloggi occupati abusivamente al Parco Verde del comune campano lo scorso 28 novembre, l’attenzione del Ministero della Giustizia per le esigenze degli uffici giudiziari si presenta continua e costante. A partire dal circondario di Napoli Nord da cui, appunto, è arrivato il grido di aiuto del Procuratore delle Repubblica Maria Antonietta Troncone degli uffici giudiziari a rischio – sulla base di una denuncia alla stampa locale- d’implosione per la mancanza endemica di personale.  “Mi chiedo se riuscirò a vedere mai il processo a coloro che hanno occupato abusivamente gli alloggi”, ha detto il magistrato. La risposta alla richiesta di aumento di organico per giudici e magistrati è arrivata in 48 ore.

Il Ministero ha chiesto una relazione sul caso al proprio Dipartimento dell’organizzazione giudiziaria, del personale e dei servizi. Il documento contiene quanto fatto – e quanto c’è ancora da fare – in sostegno di questi uffici, al centro, appunto, di un progetto di rinascita sociale e culturale su cui il Governo vuole investire tutte le forze necessarie.

Quanto al personale di magistratura, con decreto del Ministro Nordio del 22 novembre 2023 sono state ampliate le piante organiche del Tribunale e della Procura della Repubblica di Napoli Nord, portandole a 96 posti di giudice e a 35 posti di procuratore. Riguardo agli amministrativi, con decreto ministeriale del 14 settembre 2023 sono state ampliate le piante organiche, per complessive 85 unità negli uffici requirenti e 167 negli uffici giudicanti.

Ulteriori rinforzi alle attività del circondario sono giunti con le riforme del Piano nazionale di ripresa e resilienza, in particolare con il contingente dei 16.500 addetti all’ufficio per il processo. Al tribunale di Napoli Nord sono stati assegnati 126 addetti, aumentati a 148 con decreto del ministro Nordio del 1° giugno 2024. A questi vanno aggiunti i 50 addetti (16 tecnici di amministrazione e 34 operatori di data entry) del contingente di personale da 4.745 unità.

Insomma. Si sta facendo tanto in poco tempo, ma molto di più si dovrà fare. Proprio in quei territori da tempo tormentati dalla criminalità organizzata, il Ministero sta infatti operando un’inversione di tendenza. A via Arenula si continua a ritenere prioritario il rafforzamento dell’organico presso gli uffici giudiziari. Sono attualmente 4 i concorsi in via di espletamento, per l’assunzione di 1.700 magistrati in totale. Per quanto riguarda il personale amministrativo, entro il 2026 entreranno 11.000 unità di personale tra funzionari, assistenti e dirigenti di II fascia.

Nel distretto di Napoli, a breve prederanno servizio 37 tra tecnici di amministrazione e di edilizia senior, mentre 42 dirigenti, assunti il 1° marzo 2024 e ora in formazione, sono chiamati a scegliere la sede di destinazione.

Inoltre, per sopperire alle scoperture – per quanto riguarda Napoli Nord, si parla del 21% per la Procura e del 16% per il Tribunale – è stato chiesto al Dipartimento di funzione pubblica di bandire un concorso per 1.323 unità di assistenti giudiziari, in aggiunta al già previsto concorso per 370 funzionari Unep. Caivano dunque rappresenta un baluardo di riconquista di civiltà, il suo investimento sociale è primario, e il governo, rassicurando cittadini, magistratura e istituzioni non ha intenzione di fermarsi.


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